Mappa degli scavi
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Lo scavo dell’area di Eliopoli, principale sede dell’antico culto solare, inizia nella primavera del 1903 procedendo con l’esecuzione di sondaggi preliminari che evidenziano una situazione assai compromessa, il terreno di scavo appare cosparso da migliaia di frammenti di pietra e terracotta, di ogni forma e epoca.
“… come se una furia devastatrice avesse frantumato e sconvolto l’intera area”, dirà Francesco Ballerini, collaboratore di Schiaparelli, che prosegue le ricerche nel sito ancora negli anni 1904, 1905, e 1906. I risultati finali non sono particolarmente soddisfacenti, a causa della presenza di acqua freatica nello scavo, non mancano scoperte di rilievo: i frammenti in pietra di un rilievo parietale risalente al sovrano Djoser della III din. (2592-2543 a.C.) e quelli di un grosso tabernacolo di Seti I (1290-1279 a.C.).
Gli scavi nell’area di Giza iniziano alla metà del mese di febbraio del 1903 sotto la direzione di Schiaparelli accompagnato da Evaristo Breccia, il futuro direttore del museo greco-romano di Alessandria d’Egitto. Contemporaneamente, anche a Tebe iniziano le ricerche, affidate al giovane collaboratore di Schiaparelli, Francesco Ballerini. I lavori si concentrano subito a ovest della grande piramide di Cheope, per accertare l’esistenza del suo tempio funerario e dal quale arrivano a Torino due blocchi di pietra. Le ricerche proseguono nella parte meridionale della necropoli, a oriente e a occidente della grande piramide, mettendo in luce decine di tombe rupestri e mastabe della IV-VI dinastia (2543-2118 a.C.), dalle quali giungono in Museo stipiti e architravi di elaborate falseporte, stele, tavole per offerte e statue frammentarie. Le ricerche in questo sito, nonostante le intenzioni di Schiaparelli, non hanno seguito, anche a causa di divergenze emerse con i ricercatori tedeschi e americani con i quali era stata suddivisa l’area di scavo.
Accogliendo la richiesta promossa dall’Accademia dei Lincei, Ernesto Schiaparelli aderisce alla promozione di una campagna congiunta, con l’obiettivo di favorire la ricerca di papiri greci. Le ricerche sono affidate inizialmente allo specialista Evaristo Breccia, accompagnato nel 1904 da Giacomo Biondi.
Il materiale rinvenuto, oltre venti cassette di papiri, confluisce a Firenze mentre a Torino arrivano oggetti minori, pur interessanti, quali frammenti di papiri figurati e elementi architettonici.
Le ricerche riprendono nel 1909 con Arturo Frova, ancora per conto dell’Accademia dei Lincei e sotto la direzione di Schiaparelli.
La necropoli rupestre di Deir el-Gebrawi è una località situata a circa 20 km a nord di Assiut, nel Medio Egitto. La Missione Archeologica Italiana non scavò in quest’area, ma è presumibile pensare che, durante gli scavi ad Assiut, Schiaparelli abbia compiuto un viaggio esplorativo nella zona, forse ipotizzando uno scavo (mai però effettuato dagli archeologici italiani) nella necropoli.
Le ricerche nel sito di Assiut, nel Medio Egitto, prendono il via nell’aprile del 1906 e proseguono negli anni seguenti con sei campagne di scavo, fino al 1913, quando sono interrotte “poichè il materiale archeologico che viene dato dalla necropoli ha carattere assai uniforme, e questo museo ne possiede già una ragguardevole quantità.”
I ritrovamenti sono notevoli, tra essi numerose deposizioni intatte con corpi rannicchiati entro vasi, oppure mummie distese in sarcofagi rettangolari in legno. Tra gli oggetti dei corredi funerari, spiccano le numerose statuette lignee, tra cui alcune di grandi dimensioni.
Partecipano alternativamente alle ricerche numerosi collaboratori di Schiaparelli: Francesco Ballerini nel 1906, Virginio Rosa nel 1911, Pietro Barocelli nel 1912, Giovanni Marro e Pietro Molli nel 1913, oltre al collaboratore egiziano Bolos Ghattas e al frate francescano Zaccaria Berti.
Così racconta Ernesto Schiaparelli: “Mentre proseguivano gli scavi nella montagna di di Qau el-Kebir, feci pure iniziare l’esplorazione di una necropoli preistorica, che è a meno di due chilometri di distanza e si distendeva lungo le pendici della catena arabica presso il villaggio di Hammamya”. Le ricerche sono affidate all’archeologo classico Roberto Paribeni, coadiuvato dal dottor Malvezzi de’ Medici, altra figura che collabora con Schiaparelli nella campagna del 1905. La necropoli che si snoda lungo il pendio della montagna, restituisce numerose deposizioni a partire dall’epoca preistorica a quella cristiana e araba.
Dopo aver rimosso il cantiere nella Valle delle Regine l’8 marzo 1905, il giorno successivo prendono avvio le ricerche a Qau, un fiorente centro che godette di notevole autonomia durante il Medio Regno (1980-1700 a.C.), a seguito dell’indebolimento del potere centrale. Qui la missione italiana si dedica all’esplorazione sistematica delle monumentali tombe semirupestri appartenute ai governatori locali, quelle di Uahka I e Ibu nel 1905 e quella di Uahka II l’anno successivo. Al riguardo di quella di Ibu, Francesco Ballerini, collaboratore di Schiaparelli, scrive: “… nel nostro scavo siamo stati assai fortunati: in una camera in fondo a un pozzo abbiamo trovato il sarcofago intero di un gran sacerdote principe Absu [Ibu] in bellissimo calcare compatto, scolpito e dipinto”. L’esplorazione delle grandiose tombe, che consente anche la scoperta di una grande statua in calcare, di numerosi altri frammenti e di molto materiale funerario, “fu certo il migliore risultato avuto dalla Missione Italiana …” secondo le parole di Schiaparelli nella sua annuale relazione per il Ministero.
Poco prima di raggiungere la Valle delle Regine, verso oriente, sorge il villaggio e la necropoli di Deir el-Medina. Al tempo di Schiaparelli i resti del villaggio, anticamente abitato dagli operai e artigiani che lavoravano nelle necropoli reali, sono completamente coperti dalla sabbia e la montagna appare segnata da aperture e anfratti.
Le ricerche iniziano nel 1905, mentre si ultimano i lavori nella vicina Valle delle Regine e si concentrano intorno al tempio della dea Hathor. Qui, tra i resti di alcune case, vengono alla luce due giare contenenti decine di papiri di epoca tolemaica. Nel 1906 viene scoperta la straordinaria tomba intatta di Kha e Merit e la cappella funeraria di Maia.
Nell’inverno del 1903, contemporaneamente agli scavi di Giza, Schiaparelli e Ballerini avviano il primo grande cantiere della Missione Italiana nella necropoli reale della Valle delle Regine.
Le ricerche si protraggono per i tre anni successivi consentendo la scoperta e l’esplorazione di oltre quaranta tombe, molte sconosciute, appartenute a regine e principi del Nuovo Regno (1539-1076 a.C.). Tra queste quella del principe Khaemuaset (QV44), scoperta il 15 febbraio del 1903 e del fratello Sethiherkepeshef (QV43), che restituiscono decine di sarcofagi, risalenti alla fine del III Periodo Intermedio e l’inizio dell’Epoca Tarda (VIII-VII sec. a.C.), provenienti da sepolture violate in epoca antica.
Il ritrovamento più sensazionale è del 1904 con la scoperta della sontuosa tomba della regina Nefertari, moglie di Ramesse II che, seppur violata, conservava quasi intatta la straordinaria decorazione interna.
Gebelein, in arabo le due montagne, è una località poco a sud di Luxor, caratterizzata dalla presenza di due aspre colline affiancate, che ospitano tre distinte aree archeologiche: un tempio dedicato alla dea Hathor, inglobato con una fortezza in mattoni crudi, i miseri resti della città di Pathiris e la vasta necropoli.
Gli scavi iniziano nel gennaio del 1910 e proseguono l’anno successivo sotto la guida del giovane ricercatore Virginio Rosa che, in assenza di Schiaparelli, conduce una lunga campagna destinata ad essere la più fortunata. Vengono alla luce importanti tombe, anche intatte con i loro ricchi corredi, oltre a quella monumentale di Iti e Neferu con le sue preziose pitture. La presenza sullo scavo di molto materiale organico induce Schiaparelli a richiedere la figura di un antropologo sul campo, individuato nella figura di Giovanni Marro, che prosegue le ricerche anche dopo Schiaparelli con Giulio Farina negli anni Trenta.
Terminato l’ultimo breve soggiorno a Deir el-Medina e nella Valle delle Regine, per completare la documentazione dei lavori eseguiti, Schiaparelli sposta le ricerche ad Assuan, nell’Alto Egitto, per l’allestimento del suo ultimo cantiere di scavo. Lo accompagnano, oltre a Bolos Ghattas, l’antropologo Giovanni Marro e Don Michelangelo Pizzio, alla sua prima esperienza archeologica. Il campo è allestito sulla cima della montagna prospicente al Nilo, a fianco delle grandiose tombe dei principi di Elefantina. Le ricerche si svolgono nel gennaio del 1914 e si concentrano lungo il pendio della montagna, nella parte settentrionale e meridionale della necropoli. Emergono numerose tombe dell’Antico Regno (2592-2118 a.C.) e altre del Primo Periodo Intermedio (2118-1980 a.C.), assai vaste, ricche di testi e decorazioni dalle quali viene recuperata una grande quantità di materiale archeologico: sarcofagi, vasi in terracotta e, racconta Schiaparelli: “ … vi erano anche statue in legno raffiguranti portatrici di offerte, ma il legno essendo stato completamente roso dalle termiti nulla si è potuto salvare, tutto cadde in polvere appena toccato, scappando come nebbia”.