I materiali rinvenuti, dopo essere stati imballati e inseriti in robuste casse appositamente costruite sullo scavo, venivano faticosamente trasportati a valle da decine di operai. Scavi Schiaparelli.
Per agevolare i trasporti, quando la pendenza non era eccessiva e il terreno lo consentiva, si faceva ricorso alla “Decauville”, una piccola ferrovia a scartamento ridotto. Scavi Schiaparelli.
Trasporto carichi pesanti con “Decauville”. Alcuni operai spingono il carico sul carrello, altri precedono il gruppo posizionando il successivo tratto di binari. Scavi Schiaparelli.
Il trasporto via terra terminava sulle rive del fiume dove i materiali venivano caricati su robuste feluche (particolari barche egiziane), per il loro trasferimento ai magazzini di stoccaggio che, per Gebelein, erano presso la Stazione Missionaria Francescana di Luxor. Nell’immagine sono visibili alcune casse marchiate M.A.I. con il relativo numero progressivo. Al centro dell’immagine, sotto il parasole, è riconoscibile Ernesto Schiaparelli, seguito da Giovanni Marro. Scavi Schiaparelli.
Ogni anno, con la chiusura degli scavi, oltre alle antichità, venivano trasferiti nei magazzini anche i materiali della missione: tende, letti, arredi e attrezzature varie. Le antichità restavano chiuse in casse sigillate dal funzionario del Servizio delle Antichità Egiziano, in attesa di eseguire, l’anno seguente, la loro assegnazione al Museo del Cairo o a quello di Torino. Al centro dell’immagine è riconoscibile Giovanni Marro. Scavi Schiaparelli.
Imbarcazione sul fiume Nilo nei pressi di Gebelein per possibile trasporto di antichità e materiali della Missione Archeologica Italiana. Scavi Schiaparelli.
Imbarcazione da trasporto in viaggio sul fiume Nilo, nell’area di Gebelein.